recensioni Stefania Sabatino
Presentazione di Angelo Calabrese
Testo critico scritto e pubblicato su depliant, riviste e cataloghi, in occasione della mostra personale e performance "Vitartevita" tenutasi presso Villa Fiorentino di Sorrento (NA), 2006.

Avendola seguita fin dai primi passi lungo l'indagine di quelle raffigurazioni in cui si chiarificano le misure delle istanze dimorfiche e dei desideri che esulano dalle griglie della logica incrollabile, mi sono accorto che Stefania, investigando accadimenti che coinvolgevano i corpi ineguali dell'uomo e della donna, trasferiva nel suo immaginario vere e proprie strutture della fisicità in momenti critici che prefiguravano processi irreversibili.
Dilatava infatti gli "spazi" delle passioni, ovviamente perché non si perimetrano, e in quelle "deformazioni elastiche" faceva vaporare i suoi colori aerei, caricando invece di valenze energetiche progressive e repentine le tensioni dei sensi. Il noto, certificato in determinati punti e perduto poi dove i contorni diventano insondabili, sfumati, indecifrabili anche nei grovigli di membra, discernibili nei tracciati che facevano presupporre orizzonti di rocce e di mare, era animato di vitali fermenti.
La tattilità visiva percepiva le ondate in fermento nelle insenature, gli impeti che consumavano nel loro interno i fragori di un naufragio nel caos vitale.
Quella pittura che cercava l'infinito nella finitezza faceva i conti con gli elementi naturali coinvolti nei loro scompensi; parlavano di libertà e necessità, della generalità del destino umano e della singolarità del sentire che l'arte trasforma in poesia.
Dilatare l'immaginario valeva come allargare il campo delle percezioni per coglierne i significati mentali. A questo procedimento pittorico che diceva l'insostanzialità del reale che vorremmo immenso e perenne, anche nella consapevolezza che la minima crisi riporta all'esperienza dolorosa, all'incontro con il disinganno,sarebbe seguita una più suggestiva attenzione alle "esplosioni" rivelatrici che creano cambiamenti.
L'uomo di carne e di intelletto dovrebbe avere il coraggio di viversi, amare veramente la vita che perde senso per chi si lascia vivere. Stefania Sabatino espresse la sua creatività all'impatto con il tempo dell'ineluttabile, con il caos che nel suo cuore ha il seme dell'ordine e dell'armonia, con le ragioni del corpo del desiderio e la potenza dell'immaginazione che comunica la pienezza della fisicità che impone di non rinunciare alla speranza: prese ad andare dove il futuro celava i suoi segreti. Chi si ferma non saprà mai dove il deserto cela l'oasi preziosa.
Dipinse pensieri e passioni, ombre ed ebbrezze, corde di prigionia ed appigli, equilibri precari e mani, e piedi, e figure senza volto. Inventò colori di memoria perduta e di concreta speranza per un abbraccio di fuoco, cercò il senso degli incontri, dell'innocenza nuda tra cielo e mare, della musica in cui si perde chi la suona con tutta l'anima della sua vista interiore.
Angelo Calabrese
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